
Fra i primi parassiti che compaiono nell'anno, andando a turbare i sonni di chi coltiva meli, vi sono gli
afidi, altrimenti noti come "pidocchi".
In special modo l'
afide grigio, o
Dysaphis plantaginea, affiancato talvolta a
quello verde, o
Aphis pomi.
Il primo, storicamente più complesso da controllare, colpisce l'apparato fogliare del melo, formando colonie sulla
pagina inferiore delle foglie degli apici vegetativi. Una volta inserito lo stiletto nei vasi linfatici, l'afide grigio sugge la linfa provocando un generale deperimento dell'albero a causa dell'ingiallimento e dell'
arrotolamento fogliare. Inoltre, fatto ben più grave, dai propri sifoni questi insetti producono anche
melata, ovvero quella sostanza zuccherina alquanto appiccicosa sulla quale si svilupperà in seguito la
fumaggine. Per tali ragioni, forti attacchi di
Disaphis plantaginea possono severamente compromettere le produzioni.
Un po'
meno aggressivo e dannoso risulta invece l'afide verde del melo, alias
Aphis pomi, il quale comporta però analoghi danni ai meli, seppur più contenuti rispetto al "cugino" grigio.
Le soluzioni per la difesa
Al fine di controllare questi parassiti sono stati quindi messi a punto specifici insetticidi.
Dopo la caduta dei "memorabili"
acephate e methamidofos, a partire dal 1996 presero piede i neonicotinoidi grazie alla prima registrazione in Italia di
imidacloprid con il
marchio Confidor di Bayer.
A seguire, negli anni successivi giunsero anche
thiamethoxam e
clothianidin, andando a colonizzare più o meno il medesimo segmento temporale di applicazione, ovvero l'
apertura delle gemme. Grazie alla loro sistemia e persistenza, infatti, i neonicotinoidi potevano circolare nella linfa delle piante ed essere ancora presenti quando su di esse fossero giunte le
prime fondatrigenie.
Dopo 11 anni di onorevole servizio, per i neonicotinoidi giunse poi l'
annus horribilis del 2007, quando ai concianti venne addossata la colpa di causare le
morie di api registrate quell'anno e in quelli immediatamente successivi. Da lì partì l'escalation che ha portato a forti limitazioni nei loro usi, togliendo proprio quelli che storicamente li avevano contraddistinti fin dalla loro nascita.
Gli scenari attuali
Oggi vi sono comunque altre soluzioni che possono essere impiegate nei meleti. Di seguito vengono quindi riportati i risultati di una specifica ricerca avanzata effettuata su
Fitogest®, dal quale sono state estratte le molecole contenute in formulati che riportino in etichetta gli
afidi del melo, indipendentemente dal loro livello di efficacia.
Per eventuali approfondimenti tecnici, cliccando sul nome di ogni molecola si giunge alla r
elativa pagina di Fitogest®, nella quale è poi possibile prendere visione dei
formulati commerciali disponibili, unitamente alle etichette ministeriali. Inoltre, in corrispondenza dei prodotti facenti capo ad aziende partner di Fitogest
® sono anche disponibili ulteriori materiali informativi, come
depliant, brochure e pagine catalogo.
Dalla ricerca effettuata, risulta che in banca dati ammontano a
20 le sostanze attive alla base delle
94 formulazioni che presentino in etichetta specifiche registrazione su afidi, o in forma generica, oppure con la precisa indicazione per
Disaphis plantaginea e/o
Aphis pomi.
La famiglia più corposa di sostanze attive è quella dei piretroidi. Sostanze attive tutt'altro che selettive e quindi generalmente non impiegate su melo. I suoi esponenti portano il nome di
cipermetrina,
beta-ciflutrin,
deltametrina,
lambda-cialotrina,
alfa-cipermetrina e
zeta cipermetrina.
Leggermente
differenti, seppur classificati anch'essi come piretroidi, si incontrano poi
tau-fluvalinate ed
esfenvalerate, il primo dei due
abbastanza selettivo per le api, motivo per il quale è spesso stato utilizzato proprio dagli apicoltori per controllare le
infestazioni di Varroa, sfruttando la sua azione anche come
acaricida.
Della famiglia dei neonicotinoidi sono rimaste due sostanze sole, ovvero
acetamiprid e
tiacloprid, quest'ultimo usato però principalmente contro i lepidotteri del melo, come la
carpocapsa.
La loro selettività maggiore verso gli
impollinatori li ha infatti preservati dalle fiamme su cui sono andati in fumo gli altri prodotti della stessa famiglia, per lo meno sulle frutticole.
Altre sostanze attive autorizzate sugli afidi del melo sono
pirimicarb, famiglia chimica dei carbammati;
spirotetramat, esponente della famiglia chimica degli acidi tetramici;
flupyradifurone, appartenente alla famiglia chimica butenolidi che svolge la sua azione sui recettori nicotinico dell'acetilcolina;
flonicamid, delle piridine carbossammidi, agente sui processi di alimentazione degli omotteri e
sulfoxaflor, modulatore dei recettori nicotinici dell'acetilcolina.
Anche un
estere fosforico risulta presente fra le formulazioni che in etichetta avanzerebbero un effetto, sebbene collaterale, sugli afidi, ovvero
clorpirifos. Tale sostanza attiva viene però utlizzata prevalentemente per il controllo dei lepidotteri, specialmente
carpocapsa, e
cocciniglie.
Utilizzabili anche in biologico
Anche il biologico ha le proprie sostanze attive, ovvero
azadiractina A, estratta dai
semi di Neem e avente meccanismo di azione al momento sconosciuto. Ad essa si aggiungono i
sali di potassio degli acidi grassi (C14-C-18), i quali agiscono unicamente per contatto.
Analoghi dei piretroidi, ma di origine naturale, gli
estratti di piretro, anch'essi però tutt'altro che selettivi verso gli
impollinatori, sebbene mostrino una persistenza di azione inferiore. Infine l'
olio minerale, dal meccanismo di azione non fissato dall'Irac, l'
Insecticide resistance acion committee.
"Appuntamento con la fitoiatria" è una serie di articoli tematici che AgroNotizie ha deciso di dedicare a specifici aspetti della difesa fitosanitaria, spaziando sui mezzi di difesa utilizzabili contro patologie, parassiti e infestanti chiave delle più importanti colture agrarie.
Le sostanze attive riportate negli articoli sono quelle reperibili in banca dati Fitogest® alla data di pubblicazione degli articoli, aventi regolare autorizzazione su colture e avversità.
Disclaimer: gli articoli di questa serie vanno intesi come fotografia dello stato dell'arte in Fitogest® al momento della redazione degli articoli stessi. Regole seguite per la redazione degli articoli:
1) le sostanze attive vengono elencate per come risultano in banca dati Fitogest®, se iscritte in Annex I, indipendetemente dal fatto che esistano o meno formulati commerciali autorizzati in Italia;
2) la ricerca è impostata sulla base di un doppio filtro: ovvero per "coltura" (es. frumento) e per "azione svolta" (es. diserbante). Ogni altro filtro (classificazione, pittogrammi, intervallo di sicurezza etc.) è stato volutamente escluso al fine di semplificare gli articoli, tenendone valido eventualmente solo uno a seconda delle finalità dell'articolo (es. frumento: classificazione HRAC);
3) i nomi delle molecole sono quelli riportati nelle etichette ministeriali. Non verranno usati sinonimi;
4) non vengono riportate miscele, ma solo le singole sostanze attive;
5) gli articoli non hanno finalità di consiglio tecnico, né di suggerimento commerciale.